giovedì 31 gennaio 2019

Sempre tu

Che dire My little Sister... 
ho bisogno di scrivere, di buttare fuori, chissà.... 
Ci sei tu dietro tutto questo.
Sento come una vocina che continua a dire "Devi fare qualcosa".
Non ho ancora focalizzato bene cosa vuoi dirmi... ma credo tu voglia che io faccia qualcosa..
Per ora ho preso questo taccuino e fermerò su carta tutto quello che mi sta passando per la testa.
Saresti fiera di me... lo so... hai già visto la scritta di questa agenda: "love you to the moon and back".
Spero che da lassù tu possa vedere quanto ti voglio bene, quanto vuoto hai lasciato.
Il bello è che vedrai anche tutti i miei pensieri brutti, quelli che non ti ho mai detto perché non ce n'era bisogno, perché non era il caso.
Sono tanto arrabbiata, si tanto!
Con il tuo cancro, con il mio. Con quello di tutti.
Quando ti ritrovi di fronte ad un'ingiustizia e devi solo sottostare... 
non puoi fare niente se non stare a guardare.
Che posso dirti... non sopporto stare a guardare.
Sono arrabbiata anche perché ci siamo conosciute per il cancro, quindi niente frivolezze, niente fronzoli... una di quelle amicizie che ha dovuto fare i conti subito con lo stringersi le mani anche se virtualmente, con l'incrociare le dita, con l'attendere un messaggio per sapere se tutto andava bene.
Eh certo perché la nostra amicizia doveva anche essere nata virtualmente, non bastavano 900 km a dividerci... ci siamo conosciute senza vederci... questa è la verità. 
E non corrisponde ai canoni di un'amicizia come da definizione.
Però questo pegno che abbiamo pagato ogni santo giorno, ha fatto si che questa amicizia crescesse sempre di più e diventasse speciale, davvero speciale.
Diversa da qualsiasi idea di amicizia.
Nessun suono di campanello per venirti a prendere per un pomeriggio di shopping, nessun suono di clacson per averti incontrata per strada, nessuna torta di compleanno tagliata e mangiata sporcandoci di cioccolato, nessuna cena condita di risate.
Questa è un'amicizia diversa.
Ci siamo passate ansie e paure, e io, essendo quella più grande, avevo una grande responsabilità: cercare di alleviare, anche solo per un attimo, il tuo dolore.
Ti ho fatto ridere, ti ho fatto smettere di piangere.
Mi hai fatto ridere... e le mie lacrime ho fatto sì che tu non le vedessi ne sentissi mai.
Ma adesso tu puoi tutto... e quindi vedrai anche quelle ...
Oggi ho visto facebook e mi esce "Teresa Calvano piace Maison du Monde"... 
Quel sabato freddo e neve fuori e noi come 2 bambine a girare per i piani del negozio.
Tua mamma che ci guardava silenziosa, Simone che ci rincorreva (poi ha gettato la spugna... povero).
E da lì la sveglia. Eh si è bastato per errore aver detto "Che carina... molto shabby" e tu eri già alla cassa.
Quel giorno poi continuavi a togliere i tuoi anelli e farmeli provare... 
"No questo no non posso, me l'ha regalato Armando".
"Non puoi cosa?" ti guardavo stupita.
"Non posso regalartelo".
"Ma non mi devi regalare niente".
"Eh si invece... qualcosa che ti faccia ricordare di me"
Ma io non volevo niente.
La sera ricordo che ne abbiamo parlato per messaggio. 
Tu che mi dicevi "così quando non ci sarò più"
"Ma dove vuoi andare anche te?" ti rispondevo 
"Ma la prossima volta te ne porto uno di bello"
"Si Terry... la prossima volta però".

Quante prossime volte avrei voluto avere....

Io a modo mio ho trovato il modo di averti sempre con me... E' una magra consolazione... 
Però sei un braccialetto stupendo... un po' ingombrante... un po' come lo eri tu... 
Insomma spicchi su tutti gli altri braccialetti... e so che ne sei estremamente felice...

Ti pensavo oggi lassù sulle nuvole, con degli occhialoni anni 60, stesa su un lettino... eh si ... in Paradiso c'è sempre caldo e sole... un mojito tra le mani, auricolari nelle orecchie, un buon libro... e la pace... quella che hai sempre meritato.

Credo tu stia ridendo per l'orario in cui ti sto scrivendo... (ho fatto anche la rima)
Quanto mi prendevi in giro.

"Terra e cielo" ancora una volta unite... non ci ferma nessuno my little Sister.

"QUESTA VITA LA AMO ASSAI"
(Teresa Calvano)




giovedì 10 gennaio 2019

Ogni promessa é debito

"Ogni promessa é debito" e tu me l'avevi fatto promettere, sapendo che, visto il mio senso del dovere, non avrei saputo dire di no.
Una sera... tanti mesi fa... mi hai detto che se un giorno tu non ci fossi più stata, avrei dovuto urlare al mondo che tu questa vita l'avevi vissuta per davvero... non a metà...non una misera sopravvivenza....
"Oh poverina .... era malata da anni... il suo destino era segnato!"
Sento ancora la tua voce falsata mentre simulavi le chiacchiere di paese...
Mi hai raccomandato "tu dovrai dire a tutti che io ho vissuto per davvero... sarai la mia voce".
E io che non ti prendevo sul serio perché non volevo nemmeno immaginarmelo quel momento li... in cui avrei dovuto fare quanto richiesto.
Ti prendevo in giro... dicendoti che forse non saresti morta di vecchiaia ma di certo qualche capello bianco sarebbe venuto anche a te ...  che non credevi di essere l'eterna giovane.... abbiamo anche riso.

Eccomi qui però... ma solo perché te l'ho promesso... perché oggi mi costa tanta fatica... perché questa notte queste parole sono mischiate alle lacrime e una stretta al cuore stringe tanto da non farmi respirare.
Forse non riesco ad urlare contro tutti, come mi avevi chiesto tu... riesco forse a dire qualche cosa sotto voce...

Eccomi a raccontare quello che sei riuscita a passarmi... 
Per fare capire a tutta quella gente che tu hai vissuto una Signora Vita, con i controcoglioni, perché accanto avevi una famiglia meravigliosa... tua mamma, tua sorella, tuo fratello.
Tuo marito, splendida creatura...
Le tue amiche anime meravigliose.

Sono fermamente convinta che quando incontri delle persone speciali, ti arricchiscono in maniera impressionante e il bagaglio di emozioni aumenta in modo straordinario...
Straordinario era il modo in cui vedevi la vita... ogni singolo momento era per te appagante e soprattutto mai da mettere in un angolo, come un momento scontato.
Ecco perché questa vita l'hai vissuta per davvero.
Perché ne hai capito l'essenza.
C'è chi vive una vita intera "sopravvivendo" e limitandosi a respirare...
E poi ci sei tu... che hai vissuto tutti questi anni con il cuore che batteva talmente forte da far straripare l'anima di emozioni.

Tu sei quella che, quando ti lasciavo senza parole per qualche stupidata che dicevo, te ne uscivi con il tuo inconfondibile "no vabbè ".

Sei quella del sud che prende in giro quella del nord che alle 21.30 era già a nanna con tanto di piumone mentre tu eri all'aperitivo e dovevi sederti ancora a tavola...

É vero... sei anche quella che mi ha detto che aveva paura di morire e che questa vita te la stavi sudando....
Cazzo se é vero...

Sei la "my little sister" senza voler prendere posti che non mi appartengono... ma solo perché eri la mia piccolina...

Sei quella che sognava di venire a trovarmi... e fantasticavamo sul nostro giro a Venezia "con o senza mariti?"... " con...dai con... alla fine non sono così male" ci dicevamo ridendo.

Sei quella dalle video chiamate ossigenanti, come le chiamavo io, perché hai la capacità di passare "VITA" che sia attraverso un telefono, un messaggio, un abbraccio, un bacio.

Sei quella della "sveglia"... perché quel giorno tu avevi deciso che dovevi regalarmi qualcosa che mi facesse ricordare di te .... "così quando suonerà e ti sveglierai ti verrà in mente quella rompi palle della tua amica"... come se mi servisse una sveglia... che tra l'altro questa sera ho fermato... perché quell'orologio voglio che sia senza tempo... perché se il tempo non trascorre non può finire.

Sei quella dei "tortellini in brodo" detta alla bolognese...

Sei quella che criticava il freddo del nord... però Dio quel sabato a Bologna ci ha regalato la neve... sembravamo 2 bambine sotto la torre degli asinelli con un ombrello solo... tira tu...tiro io...

Sei stata luce in un momento buio.

Non so "my little sister" se sono stata brava come volevi tu... se ho fatto capire bene che tu questa vita l'hai vissuta con l'acceleratore a tavoletta... non so se sono stata all'altezza delle tue aspettative.

So solo che tu sei e sarai l'angelo più bello là sopra... con un outfit mozzafiato, unghie da urlo e trucco stratosferico.

Questo é l'unico modo in cui voglio ricordarti.

I love you my little Sister

giovedì 1 marzo 2018

1° marzo 2014 - 1° marzo 2018

1° MARZO 2014

E' una di quelle date che è come se fosse stata scolpita nel cuore... a fuoco vivo!

E' stato il giorno della mia diagnosi di cancro al seno.

E' stato il giorno della disperazione.

E' stato il giorno in cui la "leggerezza" ha preso il volo e ha lasciato il posto a tutto il resto.

E' stato il giorno in cui una famiglia intera è stata travolta da un tornado.

E' stato il giorno in cui ho tirato fuori le unghie e ho difeso e protetto i miei figli.

E' stato il giorno in cui ho scoperto cosa sia la Paura, quella con la P maiuscola.

E' stato il giorno dell'inizio della fine... 
la fine di quello che era stata la mia vita sino a quel momento. 

OGGI, dopo 4 anni,

voglio solo dire GRAZIE.

Perché voglio che questa data mi rimanga impressa non per tutto quello che è stato, 

ma per tutto quello che mi è stato permesso fare dopo.

GRAZIE... si... GRAZIE

in primis per la possibilità di vedere crescere i miei figli, 

di ridere con loro, 

di VIVERE DI LORO.

GRAZIE per avere al mio fianco il miglior compagno di vita, mio marito.

GRAZIE per le mie amiche, che sanno restarmi accanto, nonostante tutto.

GRAZIE alla mia famiglia che non mi lascia mai sola.

GRAZIE a tutti quelli che per svariate ragioni sono entrate nella mia vita, ed hanno lasciato  un segno.

GRAZIE all'Associazione ANDOS che mi vogliono bene come una figlia

 e che accolgono sempre con grande interesse tutto quello che propongo.


GRAZIE DIO.

Solo tu hai permesso questo.

Spero tu non mi abbia riservato altre sorprese

perché onestamente mi sto ancora riprendendo dall'ultimo tornado in cui mi hai cacciato.


Ed il mio pensiero di fronte a tutto questo... è sempre lo stesso.

 

"Mi mancava l’aria.

Uscii in giardino, pioveva.

Guardai verso il cielo,
goccia dopo goccia,
mi bagnai i capelli, il viso, i vestiti.

E rivolsi il pensiero a Dio.

Gli dissi che alla fine questa vita credevo di meritarmela davvero.

Gli promisi che non l’avrei mai sprecata.
Nemmeno l’infinitesima frazione di secondo.
L’avrei vissuta a pieni polmoni.
Con le braccia sempre aperte.
Con il pedale dell’acceleratore a tavoletta.

E se lui avesse deciso di farmi cadere ancora,
non importava.

Mi sarei rialzata sempre con il sorriso
e dando sempre il mio meglio.

E gli promisi che, con dedizione e costanza,
avrei trasmesso l’amore per la vita ai miei figli,
fino all’ultimo respiro.
Perché è con la vita che bisogna avere la storia d’amore più bella.

E gli dissi che, anche se avevo tutte le ragioni del mondo di lamentarmi,
io avrei detto grazie,
sempre e comunque.

Perché avevo avuto una seconda occasione.

Questo era il segreto e doveva partire tutto da lì"

(Goccia dopo goccia) 


Un abbraccio 
Laura






sabato 16 dicembre 2017

UN VIAGGIO INSIEME - 1° parte

Sono sempre stato affascinato dalla teoria di Edward Lorenz un fisico che verso la fine degli anni 70 avanzò un ragionamento denominato poi "l'effetto farfalla:
il battito delle ali di una farfalla in Brasile, può causare una tromba d'aria nel Texas".
Semplificando significa che anche le scelte o le azioni  più insignificanti che svolgiamo quotidianamente possono a lungo termine condizionare e cambiare non solo la nostra vita ma quella di molti altri.
Hanno fatto anche un film molto interessante a riguardo:"the butterfly effect" per l'appunto.
Ebbene a me è successo così, sia il mio lavoro che svolgo da 23 anni con soddisfazione e sia l'incontro con Alexandra.
Sono avvenuti così, per caso per una scelta apparentemente insignificante.
Alexandra la conobbi in una discoteca a Varese.
Un amico una sera mi chiese, così all'ultimo minuto, se avevo voglia di andare con lui in questa discoteca a trovare un suo amico del militare.
Inizialmente gli dissi di no, troppo lontano, "non ho voglia"  poi mi feci convincere anche perché quella sera non c'era niente di meglio da fare.
Fu lei ad avvicinarsi, mentre ballavo bello carico la techno music.
Una ragazza mi si avvicinò e cominciò a ballare vicino a me.
Dopo una serie di sguardi cominciammo a parlare.
Ci frequentammo per tutta l'estate. Era l'estate del 1997.
Ci divertimmo moltissimo. La distanza non poneva limiti.
Con la mia Renault 5 rossa fiammante andavo tutte le settimane da lei e qualche volta venne a Milano, nelle vicinanze, al mio paese.
 Poi venne una fase in cui la mia immaturità e il mio egoismo presero il sopravvento e la lasciai.
Lei soffrì molto.
Solo qualche anno dopo mi resi conto di quanto ero stato stupido e cercai di ricontattarla.
Lei, dopo la batosta subita, continuava la sua vita e un giorno ricevette una cartolina da questo paese vicino Milano, con un bel panorama.
Dietro scrissi "al cuor non si comanda".
Ero certo che avrebbe fatto a pezzi quella cartolina pensando " ma come si permette quel pezzo di m....?"
 Invece una sera inaspettatamente mi chiamò.
Il cuore mi sobbalzò in gola e con la voce rotta dall'emozione parlammo a lungo.
Non mi aveva dimenticato, ci aveva provato ma.... al cuor non si comanda!
Gli promisi che non era la solita minestra riscaldata e che sarebbe stato un nuovo Andrew, piu maturo e responsabile.
Infatti così fu.
Da quel giorno mi sono sempre preso cura di lei.
Le ho donato tutto me stesso facendomi perdonare per averla fatta soffrire.
Così nel 2004 finalmente lei si trasferì al mio paese.
Il mio lavoro era troppo importante e redditizio, non potevo trasferirmi io.
Nel 2006 ci sposammo e cominciammo la nostra nuova vita insieme piena di progetti e speranze, ben consapevoli che l'effetto farfalla regola la vita di tutti noi.

...to be continued...

(Racconto inviato da Andrew & Alexandra)

Un abbraccio a tutti.
Laura

domenica 3 dicembre 2017

UN VIAGGIO INSIEME - Prefazione

Ogni tanto succedono cose strane.
Ho scritto per mesi parole, le vomitavo su una tastiera e venivano impresse nel computer. 
Le vedevo scritte lì sul monitor e facevano male.
Poi le parole sono state tante e magicamente sono diventate un libro.
"Goccia dopo goccia" il suo titolo, dove ogni goccia poteva essere interpretata, sicuramente per me era quella goccia di una flebo di chemioterapia.

Questo libro mi ha catapultato in forti emozioni.
Prime tra tutte 3 presentazioni di fronte a tante persone, che pendevano dalle mie labbra per nutrirsi di emozione.
Un pezzo del libro è "finito" in uno spettacolo teatrale del "Teatro delle Arance". 
Un'emozione forte che mai avrei pensato di vivere.
Ho conosciuto davvero tante persone, alcune delle quali mi hanno scritto, mi scrivono, mi hanno raccontato la loro storia.

E' passato un anno dalla pubblicazione del libro.
L'associazione a cui è stato donato (ANDOS - Comitato di San Donà di Piave -Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) è riuscita a dare avvio, grazie ai proventi, ad un progetto chiamato appunto "Goccia dopo goccia": un primo soccorso psicologico gratuito per le donne a cui viene diagnosticato un cancro al seno.

Arrivare a questo traguardo per me è stato davvero un orgoglio. 
E mi sono chiesta: "Cosa vuoi di più? Hai dato un senso a questa brutta storia".
E infatti non voglio niente di più, non pretendo nulla di più di ciò che ho ricevuto.
Ringrazio tutto quello che questo libro ha portato e ne faccio tesoro ogni giorno.

Poi però succede che ritrovi degli amici e nasce qualcosa di speciale.

Andrew & Alexandra i loro nomi.
Mi scrivono che a Alexandra è appena stato diagnosticato un cancro al seno. 
Mastectomia appena fatta e in attesa di iniziare i cicli di chemioterapia.
Ci siamo scambiati davvero molti messaggi e anche telefonate. 

"Un dolore condiviso è un dolore che pesa meno" come dice la mia amica Robs.
E credo sia vero.

Comprano il mio libro.

E mi arriva un messaggio:
"Abbiamo letto il 1° capitolo e ne leggeremo uno ogni sera dopo cena, sul divano, abbracciati. 
Per ora posso dirti che questo libro è di grande aiuto per chi come noi sta affrontando questo male. Grazie".

Avevo già le lacrime agli occhi.
Li ho immaginati abbracciati nel loro dolore e con in mano un libro che in teoria deve dargli la speranza e la forza di affrontare tutto questo.

Che responsabilità!

Il messaggio prosegue chiedendomi se possono scrivermi ogni tanto un pensiero legato al libro, ma non solo, legato anche alla loro vita. Così da poter condividere il loro cammino.
Il messaggio finisce con ".... Sai abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa di solido e stabile..."

E allora ho detto loro che inizieremo questo viaggio, che verrà documentato qui.
".... perché serve anche a me... anche io ho bisogno di qualcosa di solido e stabile. 
E se ci stringiamo bene, non cadremo mai!"
 
Magari non sarò brava a "trasferire" fedelmente le loro emozioni. Non lo so.
Magari il racconto non sarà così entusiasmante.
Ma credo che abbiano bisogno di noi, 
di sentirsi parte di qualcosa che in questo momento è più grande di loro e fa male.
Io non mi tiro di sicuro indietro.


Quindi Anime preparatevi ...
Viaggeremo con loro.... 

Un abbraccio a tutti
Laura




lunedì 27 novembre 2017

Soffia forte il vento nel cuore di mio figlio (Carolina Bocca)

E come sempre mi ritrovo tra le mani un libro, appena finito di leggere, da cui fuoriescono infiniti lembi di post-it.

SOFFIA FORTE IL VENTO NEL CUORE DI MIO FIGLIO.
Questo il titolo.

CAROLINA BOCCA.
L'autrice.

Ma in questo caso per me è quasi riduttivo definirla solo autrice. 
E' la mamma, è la moglie, è l'amica che si è rimboccata le maniche anche quando addosso non aveva nessun vestito!
E' la Donna che si è ritrovata a scavare dentro se stessa per salvare il proprio figlio.

Quante volte vorremmo salvare i nostri figli dalle loro difficoltà? 
Piccole o grandi che siano.
Difficoltà dovute all'età, step di crescita, di maturazione, a cui noi genitori non siamo pronti.
 Quante volte vorremmo risparmiare loro dolore, inadeguatezza, senso mancato di autostima.
E ci ritroviamo a interrogarci di notte, quando nessuno ci vede, se quel tipo di atteggiamento avuto, quel castigo dato, quelle parole spese, serviranno a qualcosa.
Nella fottuta speranza che tutto vada sempre per il meglio.

"Mi preoccupa quello che vedo e temo quello che non vedo.
C'è bisogno di scavare ancora, per capire di più.
Rimugino, rifletto e finalmente mi decido a un passo cruciale, preludio e presagio dell'ingresso all'inferno." 

Carolina ha dovuto demolire le sue certezze (o almeno quelle che credeva certezze) e mettersi a nudo, in primis lei, per poi potersi ricostruire.
L'ha fatto per lui, Seba, suo figlio, la sua ragione di vita, che nonostante il troppo amore ricevuto, ha incontrato un ostacolo, la droga, e inesorabilmente è caduto.
E lei ha teso quella mano nonostante lui quella mano non la vedesse o forse, non la voleva vedere.
Ma lei imperterrita non ha gettato la spugna nemmeno un momento. 
Quella mano tesa non l'ha tolta nemmeno un secondo del suo tempo, e lui alla fine l'ha stretta per sempre.
Chiunque potrebbe sentirsi il diritto di scrivere pagine infinite di parole (inutili a mio parere) su come un ragazzino di 16 anni possa arrivare a tanto. 
Perché siamo tutti bravi a giudicare gli altri, a sentenziare e dare verdetti finchè il figlio, il marito, il fratello, la sorella, la mamma, il papà e tutti i gradi di parentela possibili  E' DEGLI ALTRI.
Ma quello che forse dovremmo imparare a fare, è che non sempre "CAPITA AGLI ALTRI".

"Quando si è pieni di sentimenti negativi, il grande desiderio è di dire basta a tutto e a tutti.
Va bene, basta. Per ora basta!
Sospenda, se può, ogni suo pensiero e rimanga chiusa dentro se stessa, con se stessa. 
Occorre tornare nel profondo di sé, nel nostro luogo sicuro dove c'è pace, quella che permette al cuore di posare il suo dolore e di trovare un po' di riposo.
Non è facile, ma possibile!" 

Nemmeno mettersi nelle mani di persone esperte è sempre facile.
Perché vuol dire mettere la propria vita sotto raggi x, al fine che qualcuno, se abbiamo fortuna, possa rilevare cosa c'è che non va.

"Tutti noi abbiamo le nostre difese e a volte non ce la facciamo ad affrontare il dolore e la fatica che la realtà ci provoca. Far finta di niente è chiudere gli occhi: non si vede il pericolo in faccia. Non far finta di niente richiede un'energia enorme e mettersi in discussione. Quando si ha un figlio in queste condizioni, senza parlare di colpe, perché la colpa in senso assoluto non esiste, esistono indubbiamente delle responsabilità. Analizzarle può far male."

A volte fare "finta di niente" sembra una buona soluzione.
Ma non porta mai a nulla.
E Carolina Bocca ce lo insegna alla grande.

"La chiave di tutto è l'amore. Tutti sbagliamo e come tutti anche noi abbiamo commesso degli errori, ma l'abbiamo fatto per amore, con amore. Mai con l'intenzione di far soffrire, mai in cattiva fede. Abbiamo agito sperando, credendo di fare bene, il meglio che avremmo potuto. Senza risparmiarci, solo vittime di errori commessi ancora prima da altri su di noi e da altri ancora su di loro."

"Ho capito. Trasmetto ansia a chi mi sta vicino. Quello che per me è sano alimento quotidiano, il mio modo di gioire della vita, il sale e il significato di ogni giornata, quello che mi fa andare a letto soddisfatta, per molti è un'asta troppo alta, che non ti fa dormire dalla preoccupazione di non farcela, che ti fa sentire inadeguato.
L'ho voluta io la trasparenza, la raggiunta consapevolezza che dà a tutti l'opportunità di esprimere il proprio sentire senza remore né barriere.
Ne assumo le conseguenze.
Grande lezione per me, ancora una volta mi ero distratta dal proposito perpetrato un anno fa: accogliere gli altri, per primi i miei figli, per come sono, fare un passo indietro, non trasporre su di loro, o imporre loro, i miei sogni e le mie aspettative. Dovrebbero farlo tutti i genitori, affinché i figli possano vivere serenamente e sbocciare naturalmente. I nostri figli sono altro da noi, hanno ognuno il proprio KARMA; noi abbiamo il diritto di sognare che seguano certe strade, ma non possiamo pretenderlo."


C'è una lettera che mi ha commosso oltre modo.
Ed è quella che Carolina scrive a Seba.
In realtà gliene scrive tante.
Ma questa traspira amore materno in ogni riga.

"Caro Seba, amore mio grande,
se solo sapessi quanto vorrei poter tornare indietro nel tempo per riscrivere la nostra storia, la tua, la mia, quella di papà e di tutte le persone che ne hanno preso parte. 
Se solo potessi sentire l'amore che ho per te, 
se solo potessi stringerti e incrociare il tuo sguardo, 
se solo....
Sono certa che le tue ferite guarirebbero velocemente. 
Ma visto che la vita ci mette di fronte a prove difficili per renderci persone migliori, 
accetto anche questa sfida e tengo duro, con tutta la grinta che ho, 
perchè noi, insieme, usciremo da questa situazione 
e tu, amore, darai voce a quel Seba pieno di talenti, di sensibilità e generosità che vive in te. Ricordi quando ti parlavo della "moltitudine di io"? Te lo ricordi? 
Quando ti spiegavo che ognuno di noi sceglie di essere come vuole essere? 
Beh, questa è la tua occasione, un po' forte, ma tu sei uno tosto e con l'amore di tutti noi e l'attenzione delle persone che sono intorno a te, capirai qual è la tua vera natura e quale strada intraprendere. 
Io sono con te Seba, giorno e notte, notte e giorno, non ti lascio mai.
Ti penso, ti sento e ti sostengo con il pensiero: "Lo sapevi che sono anche un po' streghetta?". 
Quindi, amore mio, non demordere, tira fuori la forza che hai e vedrai che scoprirai la magia di una vita meravigliosa, quella che meriti, perchè tu sei la mia meraviglia. 
Ti amo.
Mamma." 

Ci sarebbero ancora infinite cose da dire.
Ma il consiglio migliore è quello di leggere questo libro.
Io ovviamente, per l'indole che ho, ho riportato solo quei "pezzi" in cui emerge la tenacia, la forza di non mollare, ma il libro è davvero pieno di dolore, di intoppi, di scivolate, perchè la vita alla fine è anche questo.

Grazie Carolina per aver dato dimostrazione che l'amore di una mamma può tutto.

Grazie a Gianpietro e Serenella della fondazione Ema Pesciolinorosso http://www.pesciolinorosso.org/, di cui ho parlato a suo tempo (qui): se non vi avessi incontrato sul mio percorso, forse oggi non avrei avuto il piacere e l'onore di leggere questo libro meraviglioso e di conoscere Carolina.

E tornando a te Carolina, un abbraccio stretto stretto dal profondo del cuore.
Con immensa stima.
Laura



domenica 24 settembre 2017

Il grido della farfalla

"Non è l'undici settembre, non hanno appena sganciato un'altra atomica su Hiroshima, ma il mio piccolo mondo sta svanendo ora, alle sedici e ventiquattro minuti del diciannove giugno. Perchè è chiaro che perderò il lavoro. E' chiaro che qualche cosa in me, di indefinito, non va bene. E' chiaro che la profezia di Elle sulla possibilità che ci sia bisogno di più di un intervento sia concreta. Non ne parleranno i giornali domani. Non ci sarà nessun comunicato stampa, ma tutto ciò che ho costruito sta crollando, adesso, senza che nessun sismografo rilevi alcuna scossa".

....

"A. ha cercato di nascondersi. Di sfuggire a quello che stavo dicendo, aggrappandosi ad una sedia, scuotendola, guardandosi attorno. Non c'era nessuno che l'avrebbe potuta salvare. Nessuno a sentire le urla d'aiuto. Uno due tre stella e la paura va via. Anna ha cercato di riemergere respirando mentre il pianto cercava di farla affondare di nuovo. Un due tre stella e la paura va via....
Io non ho trovato una sola parola da dire mentre ci abbracciavamo, mentre le nostre lacrime scivolavano mescolandosi. Sotto i miei piedi sentivo la sabbia che si trasformava in limo e lentamente noi due abbiamo iniziato a sprofondare" 

...

"Non c'è cura. Uno alla volta perderemo l'innocenza. Finiremo con il non stupirci più. Con il ritenere che se una farfalla vola è perchè ha le ali e non per qualche cosa di magico e di incomprensibile. Uno alla volta risponderemo alle nostre domande in maniera logica dimenticando la fantasia, dimenticando la bellezza della follia, scompariranno i maghi. Si estingueranno i draghi e improvvisamente nelle pianure sterminate dei nostri pensieri non galopperanno più cavalieri e non ci saranno castelli e non saliremo a bordo di nessuna navicella spaziale. Non è la leucemia. Non è il mio tumore. Non è un infarto o chissà quale altra cosa che porterà alla totale sparizione della razza umana. E' la perdita di tutto ciò che siamo solo per una breve fase della nostra vita quando invece dovremmo fare di tutto per difenderla e per prolungarla sino all'ultimo dei nostri giorni".

...

"Ho pensato ai miei figli. Perché se dovesse andare male qualche cosa, se quello che ho visto sull'espressione di L.S. si dovesse concretizzare allora chi li aiuterà a crescere? Chi li accompagnerà a scuola ogni mattina? Chi gli racconterà una storia e chi si alzerà in piedi sulle scalinate del piccolo campo sportivo parrocchiale per ogni tocco di palla, giusto o tremendamente sbagliato, gridando che va bene così, che nessuno nasce campione e che la cosa importante è mettercela sempre tutta.
Mi sono sciacquato il viso cercando di cancellare via i segni della paura".

...

"Perchè siamo così diversi noi?" Robin non ha ancora posizionato sulle lenzuola i suoi pupazzi. Non c'é nessuna missione spaziale in procinto di partire oggi.
"Diversi da chi? Io ho due occhi e due braccia e due gambe, proprio come te. L'unica differenza è che sono troppo più simpatico di tutti gli altri". Robin mi ha fissato. Ha cercato di fare un sorriso senza riuscirci.
"Diversi da tutti. Abbiamo tubi che ci escono dal corpo. La pelle bianchissima. Siamo senza capelli. Noi non siamo come gli altri":
"E se fossimo migliori? E se fosse che proveniamo davvero da un altro pianeta e che stiamo facendo fatica ad adattarci al nuovo habitat. Potrebbe essere una risposta soddisfacente per te?" Robin ha respiri affannosi. L'addome gonfio. Gli occhi cerchiati di giallo. Io non devo fare diagnosi. Io sono solo un terapista.
"Non siamo i migliori Michele. Se lo fossimo non soffriremmo".

...

"Io diventerò un fantasmino. Come Casper. E starò sempre vicino alla mamma. E se lei non dovesse sentire la mia voce tu gli dirai che sono lì? Lo farai Michele o ti dimenticherai anche questa volta? Tu sei un Nékul. Un senza memoria".
Ho abbassato la testa. Ho finto di dover cercare qualche cosa sul pavimento. Ho preso le lacrime per le redini tirando forte per impedire che si alzasserro imbizzarrite.

....

"Elisa ha perso tempo. Viviamo di apnee continue. La chemio ti toglie il fiato. E' subdola. Colpisce ai fianche anche dopo il suono del gong. Non c'è un solo istante dove arretri, dove si comporti con un minimo di correttezza. Avanza a testa bassa e scarica colpi sotto la cintura facendoti piegare in due.
....
Ho il cancro Michele. Mi hanno tolto il seno. Venerdì mi asporteranno l'utero. Un pezzo alla volta e di me non resterà nulla. E non resterà niente".

...

"Se muore uno dei tuoi genitori sai che cosa diventi? Un orfano. E se perdi il marito allora sarai vedova. Ma non c'é nessuna parola per descrivere che cosa diventi se perdi un figlio. In nessuna lingua esiste. Perché è un dolore talmente grande che nessuno al mondo lo può chiudere in una delle stupide parole che c'è nel tuo libro". Don Angelo è uscito dalla stanza.

...


Ho voluto iniziare così, da righe di parole sottolineate con la matita, parole che mi sono entrate dritte al cuore.
E' un libro che inizia col raccontare la vita di una persona normale, di una famiglia normale, alle prese con il lavoro, con gli impegni dei figli, con il tempo ritagliato per le vacanze. 
Poi il racconto diventa lento e affannoso, come solo i giorni in ospedale sanno esserlo: tutto si dilata, vedi il sole sorgere e quando lo vedi tramontare ti sembra assurdo che possa essere lo stesso giorno.
E poi quei volti, la gente che si conosce nei corridoi, alla macchinetta del caffè, il vicino di letto.
Tutte persone che sono appese ad una speranza che a volte lascia il posto purtroppo a ben altro.
E Michele vive tutto questo in un momento assurdo in cui anche la sua vita comincia a nutrirsi della stessa speranza e della stessa apnea che ha visto in quelle facce.

Il libro è un libro autobiografico.
L'autore è Villiam Antonio Amighetti.
Scrittore e giornalista.

Come ha fatto ad arrivare sino a me? Qualcuno può pensare per il fatto che vive in un paese vicino al mio paese d'origine.
Invece è stata una casualità. 
Ha letto della presentazione del mio libro a Clusone e dopo avermi conosciuto di persona, mi sono ritrovata con un articolo scritto proprio da lui su "Valseriana news" (qui).

In uno dei messaggi mandati all'epoca, in occasione della presentazione del libro, ce n'è stato uno che mi ha particolarmente colpito.

"Mi è stato diagnosticato un melanoma al IV stadio due anni fa. Metastasi diffuse... tre interventi ravvicinati... un sacco di problemi, percentuale di sopravvivenza bassa. 
Ma io sono un testardo e non mi andava proprio di morire così...
Quindi sono ancora vivo e assaporo la vita ogni giorno"  

Credo di aver detto anche troppo.... 
Vi manca solo prendere questo libro e tuffarvi nella vita di qualcun altro, con la consapevolezza che purtroppo non è una favola.

Ancora una cosa.

"Perché ciò che il bruco chiama la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla".

Grazie per avermi fatto sentire una privilegiata per essere ancora viva. 

Un abbraccio. 
Laura


domenica 10 settembre 2017

Il sapore dei sogni

Quanto vi renderebbe felice esaudire un desiderio? 
Esaudire un sogno di qualcuno?

Beh ieri sera abbiamo scoperto chi lo fa.

"Associazione Sogni onlus" che ha come Presidente Rudy Zanatta aiuta a realizzare i sogni dei bambini che si trovano in oncologia pediatrica.

Ieri sera ha unito le forze con "Un'emozione per AIL" che ormai per noi ha la faccia della nostra frizzante e instancabile Gloria.

Cosa hanno fatto?

Hanno realizzato una "Cena di beneficienza" in una magnifica villa di San Donà di Piave, Villa De Faveri.

Nulla è stato lasciato al caso.

Luci di vario colore hanno colorato la facciata della villa dando vita ad una danza.
Tavoli rigorosamente con tovaglie bianche, dislocati qua e là per il giardino, per permettere di poter sorseggiare un buon bicchiere di Bellini e di degustare stuzzichini prelibati. 
Lanterne e lumini sparsi in ogni dove e in sottofondo note di blues e jazz ci hanno catapultato negli anni del primo novecento.
Per non parlare del regalo prezioso che abbiamo trovato al tavolo del banchetto, quasi come un segnaposto: un foglietto arrotolato con frasi e poesie, chiuso rigorosamente con nastro lilla e cuoricini.

Spiego tutto questo, anche se non è certo questo il tema della serata (location e quant'altro), ma mi sembra giusto e doveroso riconoscere a chi ha organizzato tutto questo, che l'impegno è stato enorme e si è visto tutto ma soprattutto credo abbia dato i risultati sperati.

Prima di iniziare la cena c'è stato un momento molto commovente (e chi conosce Gloria sa che non si può uscire indenni da lacrime e fazzoletti quando all'interno dell'organizzazione c'è lei!).

Hanno parlato diverse persone. Ognuno riportando la propria esperienza.

Il presidente dell'Associazione, Rudy Zanatta, ha spiegato come è arrivato alla nascita dell'associazione. Era il 2004 e qualche anno prima, il fratello era morto per una leucemia fulminante.
Sono quelle tragedie che segnano e purtroppo pongono molte domande sul senso della vita.

Ha parlato un'infermiera di un reparto di oncoematologia pediatrica spiegando che, anche se non c'è nulla di scientificamente certo, si può curare anche l'anima e il cuore e infine una storia riportata direttamente da una ragazza di 19 anni che nel 2014 si scontra con la leucemia, con i cicli di chemio e con un sogno: i Dear Jack.
E semplicemente Associazione Sogni onlus glieli fa recapitare direttamente in ospedale!
E da lì inizia la sua ripresa, la sua voglia di vita che per un attimo aveva perso, date le varie complicazioni dopo il trapianto di midollo.

Potrei fermarmi già qui, perchè per me era già abbastannza.

Invece per concludere il tutto, perchè forse credevano che non avevamo già versato abbastanza lacrime, arriva un video (qui) in cui si assoporano impegno, costanza, dedizione e cuore di questa associazione nel realizzare i sogni.

Il resto lo potrete trovare qui nel loro sito: www.associazionesogni.it
di cui vi riporto un piccolo assaggio di chi sono .

Più che naturale è chiedersi da cosa nasca l’idea di dare vita ad un’associazione dal nome “Sogni”, oppure chiedersi da quale esigenza scaturisca questo progetto che si chiama “Sogni”!
Per darsi una risposta occorre partire dalla consapevolezza che curare dei bambini con gravi malattie oncologiche ricoverati presso i padiglioni di oncologia pediatrica non è solo somministrare loro dei medicinali, bensì curare anche il loro animo, il loro cuore, spesso sfinito da mesi di terapie, di interventi, di speranze e disillusioni. A dolerne non è comunque solo il cuore del malato, bensì anche il cuore del familiare che, giorno per giorno, assiste il suo caro e vede affievolirsi sempre di più la speranza di guarigione. Molto spesso solo chi ha avuto con la sofferenza un contatto diretto, perdendo quanto di più prezioso possa esserci come il bene di un figlio, di un fratello, di un genitore, di un amico, sa quanto sia prezioso un sorriso strappato a chi ha poco tempo davanti a sé. Tutto questo, unito ad una grande sensibilità, rende possibile la nascita di una iniziativa quale l’Associazione ”Sogni”. Rudi Zanatta fonda infatti questa associazione a seguito di un grande dolore vissuto in prima persona non sia fine a se stesso, ma possa essere l’elemento scatenante anche di un solo sorriso e la speranza per tanti che vivono la tragedia della malattia di poter godere di un attimo di felicità.
Ecco allora perché nasce “Sogni”.























Anche ieri sera mi avete permesso di crescere un pochino di più.
Mi avete dato l'opportunità di mettere qualcosa di buono nel mio bagaglio di vita.
Ma la cosa meravigliosa è sapere di aver contribuito a realizzare un sogno.
 
GRAZIE DI CUORE.
Laura